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Terra riemersa di Carmelo Asaro

Roma 5 Dicembre 2013 h. 17.30 Palazzo Grassi Via Merulana, 60 - Presentazione libro Terra riemersa di Carmelo Asaro.

Terra riemersa

Terra riemersa

di Carmelo Asaro

 

Presentazione libro

Roma 5 Dicembre 2013 h. 17.30

Palazzo Grassi Via Merulana, 60

 

 

Carmelo Asaro, siciliano di origine, vive e lavora a Roma, dove svolge l’attività di giudice presso la Corte di Appello. Prima di entrare in magistratura è stato professore di latino e greco nei licei.

E’ un esperto di sistemi informatici applicati al diritto, attività per la quale ha ricevuto importanti riconoscimenti in Italia e all’estero. I risultati delle sue ricerche sono compendiati nel suo libro “Ingegneria della conoscenza giuridica applicata al diritto penale” uscito l’anno scorso. 

Terra riemersa è la seconda esperienza letteraria dell’autore, preceduta dal romanzo Taglio Orizzontale (2009).

 

l'incipit

 

La rivide. Questa volta era salita sul tram con una sacca a metà fra la borsa della spesa e quella della disperazione, dove hai messo tutte le tue cose e te ne vai, senza sapere dove. O forse lo sai, ma non è una vera meta, è la tappa di un viaggio. O qualcosa che ci assomiglia. Un pellegrinaggio, forse. Da dove veniva e dove andava quella donna che da qualche mese lo tormentava? Con aspetto, età, modi di fare sempre diversi, ma sempre con lo stesso sguardo, evanescente eppure vera, ogni volta riemersa dal buio, ogni volta inghiottita dal buio.

Non l’aveva vista salire, gli si era piazzata davanti all’improvviso. E lo aveva guardato. I suoi occhi azzurri, persi in un’ispezione circolare vuota, si erano accesi su di lui. Solo un attimo, per rimproverarlo. - Perché non ti avvicini, se mi hai riconosciuta? - gli avevano detto. Poi si era girata verso l’uscita, dandogli le spalle.
Vittorio si spostò lateralmente per osservarla. Inciampò sul cordolo della pedana, ma riuscì ad afferrare il corrimano. Il gracidio delle rotaie sui binari accrebbe la sua inquietudine. Studiò il profilo della donna: fronte larga, naso piccolo, mento regolare. Indugiò a guardare i suoi capelli: seta arruffata, con ciocche disuguali. Lei si voltò di scatto, scavalcò il suo sguardo e passò in rassegna con studiata lentezza le altre persone che le stavano accanto. Poi, come declamando, con espressione grave che imponeva attenzione: - Io non ho l’abitudine di alzare la voce - disse. Ripeté la stessa frase altre due volte, alzando progressivamente la voce e modulando diversamente il tono. La seconda volta pose l’accento su “non ho”, la terza su “abitudine”. Poi le porte si aprirono e lei scese dal tram, avvolta e risucchiata dall’oscurità.
Vittorio scese due fermate dopo. Si abbottonò il cappotto, alzò il bavero e attraversò la piazza, popolata da capannelli di ragazzi che, birre alla mano, bottiglie e lattine vuote a terra e sulle panchine di legno, si attardavano nell’aria gelida. La strada che portava a casa sua era illuminata da vecchi lampioni, che disegnavano ombre spettrali sui prospetti delle case. La loro luce fioca era contrastata dall’insegna abbagliante del chiosco di fiori in fondo alla strada che non chiudeva mai, neppure a notte inoltrata. Se ne era domandato tante volte il perché, pensando a omaggi o rimorsi tardivi, ad approcci segreti, persino a traffici illeciti. La droga, forse.